Massimo Telese: «Il nostro ruolo specifico? Proponiamo progetti su misura»
«Abbiamo spostato il focus su corsi pratici. Gran parte si svolge presso le aziende e si avvale anche delle nostre piattaforme informatiche »
«Provengo dal settore dell’abbigliamento. Mi sono trovato a frequentare un corso di formazione manageriale, mi è piaciuta l’idea e da questo ho cominciato». Massimo Telese, 50 anni, napoletano, è il responsabile per Focom del progetto che si occupa di formazione.
Quando è nato Focom?
«Nel 1994 e è un consorzio di imprese. Ne fa parte Input Data, azienda specializzata nei settori dell’automazione dei processi produttivi, dei software di elevata affidabilità, dei sistemi informativi aziendali e dei software di e-government per la Pubblica amministrazione. C’era l’esigenza di creare un ramo specifico nella formazione accreditata per formare gli operatori che avrebbero lavorato sui software che produceva. Questa è l’origine di Focom, che poi si è ovviamente sviluppato in tanti altri ambiti della formazione. L’altra azienda che fa parte del consorzio è Massimo Telese Consulting. Il presidente del consorzio è Sergio Mazia. La sede è in via Antiniana, a Pozzuoli».
Quali sono gli elementi fondamentali per operare nell’ambito della formazione?
«Gli accreditamenti. Ne abbiamo presso la Regione Campania in virtù di un gruppo di persone qualificate e competenti».
Quali sono i settori della formazione nei quali è presente Focom?
«Siamo trasversali. In virtù degli accreditamenti, partecipiamo a tutti i bandi che eroga la Regione Campania. Sia a quelli della formazione finalizzata alla occupazione, sia a quelli della formazione intesa come riqualificazione. Questi ultimi sono destinati a persone che già lavorano e sono finalizzati ad accrescere le competenze aziendali e di conseguenza le potenzialità delle imprese nei mercati nei quali agiscono. Abbiamo fatto e facciamo tanto nel mondo della inclusione sociale. Progetti per detenuti ed ex detenuti, disabili, extracomunitari, persone vittime di violenza e di tratta».
Quanti dipendenti avete?
«Il consorzio ha una ventina di dipendenti. Quelli destinati alla formazione sono otto. Questo al netto delle risorse esterne».
Cosa sono le risorse esterne?
«Poiché, come spiegavo poc’anzi, operiamo in diversi ambiti della formazione, ci rivolgiamo a esperti esterni in possesso delle competenze che sono richieste per i diversi corsi. Sono i nostri formatori, i docenti che trasferiscono competenze e abilità a chi partecipa ai corsi».
Quale è, invece, il ruolo specifico di Focom?
«Noi ci occupiamo principalmente del monitoraggio delle opportunità finanziarie, dello sviluppo e della presentazione dei progetti su misura. Gestiamo il progetto che sarà presentato al bando di finanziamento e, qualora sia approvato, le dinamiche burocratiche e amministrative, fino alla rendicontazione. In questo processo, nella fase di progettazione, ci occupiamo anche del reclutamento e della selezione dei docenti adatti allo scopo. Aggiungo, relativamente a questo specifico aspetto, che ovviamente abbiamo una base di formatori collaudati e sperimentati nei diversi ambiti. Per esempio nella sartoria, nell’aerospazio e nella logistica».
Nei corsi che erogate c’è anche una parte pratica?
«Abbiamo spostato il focus su corsi molto più pratici. Gran parte si svolge presso le aziende e si avvale anche di sistemi di piattaforme informatiche di nostra proprietà. Naturalmente è necessaria anche una parte di aula iniziale. Come ente accreditato, abbiamo aule e laboratori in sede».
Quali sono in questo momento le attività per le quali siete maggiormente impegnati?
«Stiamo lavorando tanto sulla riqualificazione del personale di importanti aziende dell’aerospazio, della innovazione tecnologica e della grande distribuzione. Oggi il tema della riqualificazione è centrale in particolar modo in due ambiti: innovazione tecnologica e sostenibilità ambientale. Quello della qualificazione non è meno importante. Basti pensare agli ex percettori del reddito di cittadinanza o di Naspi».
Quali sono le più importanti fonti di finanziamento dei vostri corsi?
«In questa fase i fondi interprofessionali, come i fondi d’impresa, e i fondi del Pnrr attraverso la Regione Campania».
Torniamo al punto di partenza. Ha rimpianti o è ancora convinto del passaggio dal settore dell’abbigliamento a quello della formazione?
«Nessun rimpianto. Mi piace molto di più questa attività. È molto più trasversale rispetto a quella in cui lavoravo prima e mi dà la possibilità di approfondire settori nuovi, di impiegare nuovi strumenti e di studiare strategie innovative».