Federico Giuliani è il direttore di Enfap Italia dal 2021. Per quindici anni ha svolto attività di coordinatore e di project manager per Enfap Marche, una lunga esperienza territoriale, che si coordina bene con quelli che sono i propositi di Enfap Italia, nata proprio per avere uno sguardo particolare e d’insieme sulle opportunità della formazione professionale a livello regionale e nazionale.
«Non sono abituato alle interviste», dice il direttore Giuliani dopo i saluti e le presentazioni di rito che precedono il colloquio, e subito esordisce con un giudizio positivo sulla tre giorni del Net Forum che si è svolta a Capri lo scorso maggio: «Quel tipo di esperienza permette di mettere a fuoco le esigenze in progress dei territori. Tutto quello che è accaduto, in una cornice di assoluta unicità e bellezza, è perfettamente in linea con il lavoro che Enfap Italia ha costruito dalla sua fondazione a oggi. In sette anni di attività abbiamo messo piede in quattordici regioni costruendo attività territoriali attente alle necessità delle imprese, dei lavoratori, delle persone in cerca di occupazione e di quanti intraprendono percorsi per orientarsi al meglio e con il giusto approccio nel modo del lavoro».
C’è una categoria alla quale vi rivolgete in maniera particolare?
«Non una categoria di lavoratori o lavoratrici in particolare, piuttosto un metodo che riteniamo virtuoso e che ci permette di tenere alta la qualità dei servizi che offriamo: fare rete tra buone prassi. Dal 2019 la nostra rete è stata riconosciuta dal ministero ai sensi della legge 40/87 quindi, un anno dopo la fondazione di Enfap Italia, questo ci ha permesso quel dialogo continuo, strutturato, ragionato che ci dà un imprinting come agenzia di servizi per la formazione».
Come misurate il successo dei vostri servizi?
«Innovazione e apprendimento, ricaduta sulle performance, queste sono le traiettorie di cui teniamo conto e il dato importante ci viene dagli incontri mensili con gli enti di riferimento dislocati nelle varie regioni, dall’Emilia Romagna alla Campania, piuttosto che al Friuli e in tutte le sedi. Questo fare il punto in maniera cadenzata ci offre anche un margine di manovra sui servizi erogati».
Qual è il tipo di interlocuzione con le istituzioni?
«Siamo all’interno del mondo e del movimento sindacale, nasciamo con la Uil e quindi consideriamo la presa di parte dei diritti dei lavoratori e le proposte che guardano a queste, uno snodo fondamentale per il mondo del lavoro. Devo però dire, che negli ultimi tempi, questo confronto, così come lo abbiamo conosciuto storicamente, si è molto assottigliato. E il terreno sul quale ci muoviamo, negli ultimi anni si sta dimostrando sempre più delicato per via del numero crescente di attori che operano in questo settore a diversi livelli: pensiamo per esempio, non solo alle istituzioni che legiferano ma anche alle molte amministrazioni finanziatrici, ai fondi, agli operatori. Quello che mi sento di dire è sicuramente che per la buona riuscita del nostro lavoro e per spendere bene le risorse pubbliche che sono a disposizione è fondamentale trovare spazi di confronto tra i vari attori. Nessuno può prescindere dagli altri in questa catena, altrimenti ci ritroveremo persi tra personalismi del momento e delle attività che se non pensate, organizzate ed erogate in maniera strategica saranno sempre poco incisive».
Siete presenti sui territori anche con convegni e momenti di informazione sul mondo del lavoro, quali sono gli appuntamenti annuali che ritenete importanti e perché?
«Il Salone dello Studente, insieme al Job orienta, è certamente tra gli appuntamenti che a mio avviso, e non solo, rappresenta al meglio la mission di Enfap Italia, la costruzione della nostra filiera formativa ha senso nel momento in cui interveniamo a colmare i gap tra figure professionali e domanda-offerta di lavoro a ogni livello. Ascoltare e indirizzare, orientare, come si dice in gergo, i giovani, tenendo conto delle loro inclinazioni e provare a favorire il processo di inserimento lavorativo rimane un mestiere che favorisce quella crescita personale che farà pareggiare i conti anche con la decrescita dei territori, delle imprese e di conseguenza con tutti quegli abbandoni sociali di cui sentiamo parlare sempre più spesso. Laddove proponiamo, ed efficacemente agiamo con il Salone dello Studente, ci ritroviamo davanti a una sorta di cartina tornasole ed ecco che tutto questo torna utile anche a quel che consideriamo un osservatorio privilegiato sulle opportunità e sulle innovazioni possibili anche e soprattutto in ambito di formazione».
Come lavorate all’interno delle piccole imprese? Quale il vostro approccio?
«Nelle piccole aziende la Rappresentanza sindacale aziendale (Rsa) e la Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) non sono sempre presenti quindi l’approccio che abbiamo è quello di confrontarci sugli obiettivi aziendali e sulla migliore resa possibile del lavoratore all’interno nella singola azienda. Aziende che si confrontano con aggiornamenti professionali, transizioni, politiche della sicurezza e obblighi vari. La visione è sempre quella della qualità professionale e, siamo della linea, che l’ingaggio dei lavoratori, in maniera sistematica e il trasferimento di nuove competenze, costruiscano una garanzia per il lavoratore ma anche, come è ovvio, una ricaduta di vitalità per l’azienda».