Una nuova sfida nel ricordo di De Masi
Quella estate del 1973 avevamo raccolto la «sfida» del nuovo segretario del Partito Comunista napoletano, Abdon Alinovi, che, in una riunione della sezione del settore «Stampa e propaganda», annunciò: «I compagni del Piemonte hanno deciso di avviare la pubblicazione di un nuovo settimanale regionale. Noi non siamo in grado di realizzare lo stesso obiettivo in Campania?!». Orgogliosamente (anche se un po’ incoscientemente) la risposta che, con azzardo, mi venne spontanea fu: «Certo che lo siamo, anche se i mezzi finanziari di cui dispone il Partito in Campania non sono equivalenti a quelli di cui dispone in Piemonte. Ma forse i costi per produrre un settimanale da noi sono più bassi che al Nord. Dateci il tempo di fare una indagine».
Scoprimmo così che a Salerno, in pieno centro, c’era una piccola tipografia nel sottoscala di un palazzo dove la federazione del Pci stampava i manifesti e i dépliant propagandistici a prezzi sostenibili grazie al fatto che il titolare era stato generosamente assistito dal popolare sindaco della città nella veste di presidente dell’orfanotrofio. Il suo nome: Orazio Boccia (il cui figlio, allora ragazzino, sarebbe diventato, alcuni anni più tardi, presidente nazionale di Confindustria). Boccia disse di essere in grado di realizzare il settimanale come glielo avevo illustrato e aderì anche alla cifra, piuttosto esigua, di cui gli dissi di poter disporre. Una settimana più tardi fummo presenti con il primo numero della «Voce della Campania» in tutte le edicole della regione. Presto la «Voce della Campania» si arricchì di firme prestigiose di collaboratori tra le quali spiccava per assiduità e, soprattutto, per originalità quella di Domenico (Mimmo) De Masi, sociologo con esperienze internazionali fino in America Latina e intuizioni premonitrici soprattutto nel campo del lavoro, che rendevano preziose le sue analisi, anticipatrici di quelle che molti anni dopo avrebbero spazio in un suo periodico e successivamente amplificazione anche negli orientamenti più maturi del Movimento Cinque Stelle. Peccato che questa evoluzione sia stata stroncata da una malattia mentre si apprestava a tenere un corso di studio organizzato l’anno scorso dal «Fatto Quotidiano», al quale anche io mi ero iscritto con entusiasmo. La sua «eredità» è ripresa nella rivista che lui aveva creato e che oggi rinasce: a «Next» va il mio affettuoso augurio di riuscire a ridare vita alla creatività di Mimmo.