L’intervista ad Avataneo2. Confronto su formazione e futuro

apprendimento futuro

Apprendimenti FuturiLa formazione tra domande, problemi e risposte

Tratto da Speciale Inserto Digitale e Formazione Techne – Progettare il Futuro A cura di Roberta Bruno e Ugo Calvaruso da Il Quotidiano del Sud

Come Bartolomeo Avataneo immagina la formazione del futuro?

L’intervista a Bartolomeo Avataneo sulla formazione del futuro.

Quando si manifestano i problemi è necessario cercarne le cause. Solo così è possibile comprendere gli effetti [B. Avataneo]

Per l’evento “Apprendimenti Futuri. Confronto con gli Enti di Formazione“, abbiamo intervistato Bartolomeo Avataneo sul tema della formazione del futuro:

«Bisogna guardare ai problemi che si manifestano oggi con una prospettiva a lungo termine, che non si limiti a risolvere solo la situazione attuale, ma che dia ampio respiro».

Sempre più spesso, invece, si è portati a dare alle questioni risposta immediata. Si tende sempre più a considerare l’oggi come slegato da ieri, e si è convinti di risolvere le cose con prospettive immediate. Pertanto di breve durata».

«La rapidità è un fattore che caratterizza i nostri tempi, è vero. Agiamo in maniera istantanea, ma paghiamo questa velocità in termini di perdita di accuratezza. Soffermarsi sui problemi e sulle questioni è un lavoro impegnativo che richiede tempo e fatica».

Ripensare Città e Periferie per una “socialità limitata

Cosa ha a che fare la formazione con le città? Lo scenario della pandemia rende difficile immaginare le nostre città in futuro, soprattutto quelle di una certa dimensione. Eppure, un ripensamento è necessario.

Le città del quarto d’ora, metropoli costituite da quartieri in cui tutto è a portata di mano e a un massimo di quindici minuti da casa.

Fino a ieri venivano preferite e favorite le zone pedonali, le Ztl. Paradossalmente abbiamo appreso che sono proprio quelli i posti a rischio per via dell’affollamento.

Il ripensamento e la riqualificazione delle periferie, così come dei centri urbani, limiterebbe il bisogno di spostarsi sempre al centro in futuro per questioni lavorative, ludiche o di necessità.

Bartolomeo Avataneo Progettista Soges
Sempre in ricerca, per costruire con gli altri proposte per i problemi di oggi, cercando tra risposte dimenticate e domande eluse.

 

 

BIOGRAFIA DI AVATANEO

Bartolomeo Avataneo, appartiene alla X Generation.

Lavora da più di 20 anni nell’ambito della formazione professionale per imprese private e istituzioni pubbliche.

Dal 2002 lavora in SOGES S.p.A., mentre i primi anni attività professionali (1995 al 2002) li ha svolti per il CNOS-FAP.

Affronta la progettazione secondo un Design Mindset capace di prefigurare e sviluppare skills e processi lavorativi per ciascun risultato atteso, nonché tradurre le idee in azioni. Progettista e Analista dei bisogni formativi, iscritto al Registro Specialistico Associazione Italiana Formatori (AIF) n. 29A, 28P.

La formazione del futuro per Avataneo

Credo che in futuro recupereremo, sì, una socialità, ma limitata. E questo sarà possibile attraverso il recupero delle periferie. Rifaremo delle cose, forse rifaremo tutto. Ma non credo che torneremo a farlo con le stesse modalità di prima. [Bartolomeo Avataneo]
Le nostre città

Smart working: per Avataneo la formazione del futuro non serve a cambiare, ma a sapersi adattare

Smart working un “di cui” imprescindibile

Pensare allo Smart working significa ripensare ai cambiamenti organizzativi e manageriali, ma oggi come oggi significa anche dare strumenti alle aziende per renderle più adattive. Solo in questo modo lo Smart working diventa quel “di cui” imprescindibile, di cui, appunto, non si può fare a meno.

Quello che bisogna fare è individuare modelli di business e modelli organizzativi più adattivi. Cerchiamo sempre la stabilità, sia a livello personale che a livello lavorativo, ma poi alla fine la stabilità non si raggiunge mai.

La sfida che si pone oggi per il domani è saper entrare in un regime di adattività permanente.

L’adattività non è cambiamento

Il cambiamento richiede il cambiamento come elemento necessario, in un certo senso sono costretto a cambiare, perché devo. Ma una volta adottato e assimilato il cambiamento torno ad irrigidirmi su di un nuovo stato. L’adattività, invece, implica una flessibilità strutturale. Sono stabilmente ricettivo nel cogliere i sempre nuovi bisogni che si generano attorno a me. La stabilità, invece, preclude queste prospettive.

Tra organizzazione, lavoro e città

In questo momento di transizione bisogna dare supporto ai datori di lavoro, quanto ai lavoratori e ai manager, affinché si lavori in forme di autonomia condivisa, ossia modalità lavorative che contemplino una totale comprensione degli obiettivi da parte dei lavoratori. Solo conoscendo a fondo il proprio ruolo e i propri fini si è in grado di padroneggiare il cambiamento.

Nonostante ci siano ancora grandi resistenze, una lezione l’abbiamo imparata tutti, cioè che lo smart working è altra cosa rispetto a quello che abbiamo visto fino ad ora, e che il lavoro può e deve essere gestito in altro modo.

È possibile che il lavoro in smart working aiuterà a redistribuire e riequilibrare tutti i servizi nelle città del domani. Immagino una maggiore collaborazione tra le aziende in questo, per esempio la condivisione dei luoghi di lavoro, ad esempio un lavoratore di un’azienda potrebbe occupare la postazione di un altro che in quel momento è in smart working al fine di ridurre l’esigenza di mobilità. Stiamo assistendo allo svuotamento delle sedi istituzionali nei centri città, forse la condivisione di spazi tra aziende potrebbe portare anche ad una maggiore contaminazione tra diversi dipendenti e un aumento delle opportunità.

Innovazione e formazione nelle PMI

Formazione è individuare i mutamenti necessari e adattarsi continuamente ad essi.

Le aziende si aspettano una formazione che affronti, in primo luogo, i temi che danno futuro, e in secondo luogo, occuparsi delle questioni contingenti.

Dunque, l’obiettivo dell’azienda è sempre la domanda. Ma fare formazione solo per incrementare la competitività è in realtà miopia. L’obiettivo di noi formatori è cercare di aprire gli orizzonti e rispondere a quei nuovi bisogni che si vengono a creare

Impariamo a porre di nuovo l’attenzione verso quei bisogni nascosti, ma reali.

Per L’azienda il futuro e lo sviluppo del business è legato ai bisogni. Non si deve pensare solo al business convenzionale delle aziende, quello che conduce a catene lunghe di fornitura. Si devono, invece, studiare nuove forme di mercato che rispondono ad un bisogno più vicino. Un bisogno che esiste e di cui non ci si accorge. Questo richiede un nuovo studio sui propri business, focalizzandoli sui reali bisogni. Delle volte ci sono bisogni inattesi, nascosti, che rispondono ad esigenze non convenzionali.

Formazione: il caso delle PMI

Le pmi, per esempio, hanno bisogni di forme più flessibili per la formazione. Questo vale soprattutto per la formazione autofinanziata, perchè è diversa rispetto a quella delle grandi aziende. La rigidità formativa, invece, non gli permette di avere risposte.

Business e strumenti del futuro

Sono necessari più finanziamenti per la formazione delle piccole imprese. Solo la formazione può guidarle e supportarle nel cambiamento. Le PMI devono avere supporto nella definizione per il modello di business. In primo luogo, capendo qual è il loro effettivo modello di business. Di conseguenza, comprendere quali sono le innovazioni tecnologiche per loro utili e strategiche, e quali invece non servono affatto.

 

Un nuovo umanesimo da apprendere tra finito e infinto

Oggi siamo dinanzi alle risorse finite dell’economia, e abbiamo appreso come anche il nostro pianeta dispone di risorse limitate. Dovremmo iniziare a comprendere per il futuro che anche l’uomo è un essere finito e limitato. La mente deve fare i conti con la sua finitezza, tenendo conte delle sue resistenze. Siamo stati capaci di creare strumenti straordinari, che hanno

L’uomo come costruttore di modelli di realtà. Di cui egli è al centro, non al di sopra.

sopperito ai nostri limiti. Le lenti di ingrandimento o i telescopi sono un valido esempio. L’umanità deve tornare, sì, al centro di tutto. La formazione può coadiuvare questo processo: per far sì che in futuro l’uomo non sia padrone, bensì come mediatore delle risorse della terra. Questo è il nuovo rinascimento a cui auspico.

 

L’intervento di Bartolomeo Avataneo del 18 marzo in: Apprendimenti Futuri

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