Apprendimenti Futuri –
La formazione per la cittadinanza digitale
Tratto da
Speciale Inserto Digitale e Formazione
Techne – Progettare il Futuro
A cura di Roberta Bruno e Ugo Calvaruso
da Il Quotidiano del Sud
Come Roberta Morici immagina la formazione del futuro?
L’intervista a Roberta Morici del Cefriel sulla formazione del futuro.
La cittadinanza digitale si costruisce a partire dalla scuola che è, insieme alle famiglie, il luogo prioritario per trasmettere ai giovani le regole di una “buona cittadinanza”.
[R. MORICI]
Per l’evento “Apprendimenti Futuri. Confronto con gli Enti di Formazione”, è stata intervistata Roberta Morici del centro Cefriel, sul tema della formazione del futuro.
La quarta rivoluzione industriale e l’emergenza Covid sono stati acceleratori del processo di sviluppo e di diffusione del digitale. Una conseguenza di questo fenomeno è stata l’aumento della domanda di personale specializzato in trasformazione digitale.
Come ben spiega Roberta Morici, professionista di organizzazione e digitale, il mondo digitale ci interessa molto più di quello che pensiamo:
«La mia passione è progettare percorsi di apprendimento», racconta, «in Cefriel ci occupiamo di formazione per le aziende, dai neo-assunti ai professionisti. Il nostro obiettivo è sviluppare nelle aziende le competenze avanzate, al fine di aiutarle a sviluppare competenze verticali e specialistiche sui temi del digitale».
La tematica del digitale riguarda non solo le aziende, ma anche la popolazione nella sua totalità. Sempre più spesso si parla di “cittadinanza digitale”.
A seconda dei casi, però, sono richieste competenze ben specifiche e diverse tra loro. La dottoressa Morici le mette a fuoco distinguendo in tre macro ambiti di bisogni formativi:
- delle competenze verticali e specialistiche;
- delle competenze metodologiche;
- infine, delle competenze trasversali.
GLI AMBITI DELLE COMPETENZE:
- Trasversali
- metodologiche
- verticali
BIOGRAFIA
DI MORICI
Roberta Morici è Business Development Director dei programmi di formazione specialistica e Digital Culture per neolaureati e professionisti presso Cefriel-Politecnico di Milano.
Ha oltre 25 anni di esperienza nella consulenza organizzativa e nella progettazione ed erogazione di programmi di formazione per aziende e pubbliche amministrazioni.
È stata docente di Comunicazione Organizzativa presso la Facoltà di Sociologia dell’Università degli studi Milano-Bicocca.
Nel corso degli anni ha progettato ed erogato percorsi di sviluppo manageriale basati sui principi dell’Andragogia, tra cui Learning Tour e workshop di action learning.
Ha ricoperto il ruolo di Segretario Generale e Managing Partner presso la Fondazione Irso – Istituto di Ricerca Intervento sui Sistemi Organizzativi, svolgendo attività di consulenza di organizzazione aziendale, ridisegno dei processi, comunicazione e cultura organizzativa, knowledge management.
Tra le altre esperienze prima del Cefriel, è stata progettista e trainer presso FCA, occupandosi di progettazione e facilitazione di corsi e workshop su sistemi di valutazione, soft skills e business development, e Business Development Manager presso la Business School del Sole24Ore.
1. L’ambito delle competenze verticali
– Morici (Cefriel), formazione e futuro –
Il primo ambito è quello verticale, e include le competenze digitali specialistiche, di cui oggi c’è grande richiesta.
«L’università non è ancora in grado di fare formazione per le nuove professioni del digitale. Di cui, di contro, c’è un forte bisogno nelle aziende. Per fare un esempio, un ambito molto importante riguarda tutte le figure professionali che lavorano con i dati. Le posizioni che formiamo sono: Data Scientist, Data Engineer, esperti di Data Platforms, progettisti di modelli di Artificial Intelligence, esperti di Data Visualization, etc.».
In aggiunta a questi, ci sono altri temi specialistici su cui c’è gran richiesta di formazione. Ad esempio: Cyber Security, architetture IT, il Cloud, lo sviluppo Software, il campo del design delle interfacce per gli utenti e la user experience.
Pertanto, «Oggi più che mai è fondamentale curare l’interfaccia dei sistemi con cui il cliente interagisce. Inoltre, nell’ambito specialistico rientrano anche gli esperti di IOT, Smart Products e della Smart Factory, cioè gli attori dell’industria 4.0», conclude.
2. L’ambito delle competenze metodologiche
– Morici (Cefriel), formazione e futuro –
Il secondo ambito è quello delle competenze metodologiche a supporto dell’innovazione.
«In questa seconda fascia, pertanto, si annoverano i metodi di Project Management e di Agile, ma anche le metodologie di innovazione e di Design Thinking. Insomma tutto quello che serve agli specialisti per fare innovazione e per portare in esecuzione le strategie di innovazione su diversi fronti. In questo ambito, inoltre, rientrano quelle competenze trasversali definite “soft”, come: Problem Setting, Problem Solving e Critical Thinking».
3. L’ambito delle competenze trasversali
– Morici (Cefriel), formazione e futuro –
Il terzo ambito formativo riguarda le competenze digitali che dovrebbero essere diffuse in tutta la popolazione, ma che in Italia sono carenti.
«Il terzo filone di competenze, che definirei “trasversale”, interessa tutte le persone: sia lavoratori che cittadini. In altre parole, si tratta dell’ambito della cultura e della cittadinanza digitale, più estesa e ampia. Pertanto, in qualunque mestiere, ruolo o professione, è necessario possedere logiche e mentalità digitali. Conoscere la parte tecnica, vale a dire algoritmi e infrastrutture IT, è essenziale per gli specialisti, ma non per i cittadini. Il mondo del digitale non è diverso dal nostro, non è parallelo, ma è il nostro stesso mondo», avverte la dottoressa Morici.
LA CITTADINANZA DIGITALE
– Morici (Cefriel), formazione e futuro –
Si intende con “Cittadinanza digitale” una cultura più ampia del digitale, che riguarda tutti e da cui deve derivare consapevolezza e responsabilità. Ma, come costruire la Cittadinanza Digitale? E soprattutto, quali sono i rischi rispetto alle disuguaglianze già presenti e radicate nella cittadinanza “reale”?
«La cittadinanza digitale si costruisce a scuola e in famiglia, i luoghi prioritari per la costruzione della cultura. Importante è far comprendere ai più giovani le logiche, le regole e il mindset del mondo digitale. Necessario fornire loro gli strumenti per distinguere le fonti e comprendere i rischi nei quali possono incorrere. Nonché, le tipologie di linguaggio e di comportamenti da seguire. Tutte queste pratiche appartengono ad una “buona cittadinanza”».
In breve, se scuola e famiglia sono il canale prioritario, i genitori e gli insegnanti sono i destinatari primi di un’educazione al digitale. Alle Istituzioni spetta la responsabilità di accompagnarli in un percorso formativo per un corretto uso del digitale.
«Un’operazione di cultura, prima ancora che tecnologica», ribadisce la Morici.
«Gli investimenti nelle tecnologie sono fondamentali per superare la divisione digitale, ma non bastano. Senza l’impiego di risorse per un’educazione diffusa è inutile. Infatti, l’Italia è agli ultimi posti nelle classifiche europee per connettività. Di fatto, le aree in cui la connessione è all’altezza dei processi lavorativi sono limitate e ristrette».
Ciò nonostante, secondo la dottoressa Morici, bisogna riconoscere che le aziende hanno dato buona risposta in termini di azioni di cultura digitale.