Apprendimenti Futuri – La formazione del futuro tra sostenibilità e innovazione
Tratto da Speciale Inserto Digitale e Formazione
Techne – Progettare il Futuro
A cura di Roberta Bruno e Ugo Calvaruso
da Il Quotidiano del Sud
Come Luciano Capriolo immagina la formazione del futuro?
L’intervista a Luciano Capriolo, Presidente di Poliedra, su formazione del futuro, tra sostenibilità e innovazione
Per l’evento “Apprendimenti Futuri. Confronto con gli Enti di Formazione”, è stato intervistato Luciano Capriolo, Presidente di Poliedra, sulla formazione del futuro, tra sostenibilità e innovazione.
Sostenibilità: parola chiave che apre al futuro
Luciano Capriolo è Presidente di Poliedra e coordinatore di diversi progetti formativi che utilizzano modalità innovative e non tradizionali. Per Luciano Capriolo sono diverse le parole chiave con cui leggere il presente alla luce degli apprendimenti futuri. Tra le tante, quali resilienza, sostenibilità, digitalizzazione e innovazione, l’unica che per il Presidente di Poliedra abbia una caratteristica di “fine” è proprio “sostenibilità”. Tutte le altre parole, invece, presentano un carattere strumentale:
«La resilienza è una capacità, l’innovazione è sempre bella ma va qualificata con finalità e obiettivi, la digitalizzazione, invece, è uno strumento», afferma il Presidente. E continua: «Se dovessi scegliere la parola chiave per un futuro auspicabile, sceglierei sostenibilità. Ma cosa si intende per sostenibilità? e cosa rappresenta la sostenibilità per la formazione?», si chiede retorico Capriolo.
«Prima ancora che nel suo significato ambientale, dovremmo infatti chiederci cosa può voler dire, per il futuro, una sostenibilità sociale? Oltre ad un’economia sostenibile, dobbiamo immaginare anche una comunità più sostenibile, per esempio più inclusiva. Ed è rispetto a tale punto che mi piace interrogarmi sull’apporto che la formazione può dare».
Il presente, come il futuro, è una realtà complessa
Il dottor Capriolo, con la sua riflessione sul futuro della formazione, introduce ai grandi temi attuali. I quali, come quello della sostenibilità sono intrecciati ad altre dimensioni del reale. La quale si presenta con una “raffigurazione complessa”.
«Tutti i grandi temi di cui si discute oggi, porterebbero a riflettere sulla formazione a distanza e sull’accrescimento dell’accesso alle opportunità formative. Questo implica, anche da parte dei formatori, di rivedere le metodologie didattiche e formativi, per accrescere le opportunità di accesso ad una formazione di qualità per un maggior numero di lavoratori e di persone. Su questo le tecnologie digitali hanno avuto un grande impatto».
L’ambivalenza della cultura digitale per Capriolo
Per il Presidente Capriolo, da un lato, la fase di alfabetizzazione digitale è stata in larga misura compiuta non dalla formazione erogata da enti, ma dalla grande quantità di piattaforme digitali utilizzate quotidianamente, come Amazon, WhatsApp, Google, etc. Dall’altro, questo tipo di alfabetizzazione digitale è priva di una vera e propria consapevolezza “al digitale”.
«Il numero di giovani e di adulti che accedono tramite un dispositivo ad internet o utilizzano le tecnologie digitali è senza dubbio oggi molto ampio», spiega il Presidente,
«rispetto a questo la riflessione formativa dovrebbe essere indirizzata sull’uso di questi strumenti, piuttosto che all’utilizzo in senso stretto. C’è un’ambivalenza nel fatto che tanti adulti utilizzino un linguaggio povero e rudimentale, che è lo stesso sul quale si sviluppano i social.
Si tratta di una lingua molto più povera dei dialetti di una volta. In cui, nonostante la sintassi fosse elementare, il lessico era vastissimo. La lingua è forma del pensiero: ad una lingua povera non possono che corrispondere pensieri poveri. Si prospetta, dunque, come ambito rilevante per il futuro, una formazione che implichi non solo tecniche, ma strutture logiche che aiutino a costruire pensieri critici e consapevoli», afferma il Presidente.
La formazione del futuro va fatta sulle nuove competenze
Rispetto a questa esigenza di nuova e profonda educazione, la scuola e la formazione devono poter intervenire ed incidere, al fine di spingere verso un utilizzo critico del nuovo patrimonio a disposizione per la comunicazione.
«Il mondo del lavoro è molto vicino a quello della formazione. Soprattutto in questo periodo di crisi del lavoro e di grande utilizzo delle forme di ammortizzatori sociali, credo che sia fondamentale avviare una grande opera di ri-alfabetizzazione sulle competenze chiave.
Bisogna dunque puntare non soltanto sull’aspetto delle abilità tecniche, quanto su una maggiore consapevolezza della complessità della realtà in cui viviamo. Solo in questo modo si hanno a disposizione più strumenti di orientamento in questo mondo in cambiamento».
La differenza per Capriolo tra formazione e addestramento
Dalle parole del Presidente Capriolo si intuisce la linea sottile che intercorre e separa l’addestramento dalla formazione, i quali anche se non sono agli antipodi, certamente non sono la stessa cosa:
«L’addestramento è una parte necessaria della formazione», spiega, «è fondamentale quando bisogna imparare ad utilizzare delle tecniche, ma diventa limitante quando tutta la formazione si appiattisce al mero addestramento. Una parte importante della formazione è stata fatta sulla trasmissione di tecniche operative e di conoscenze collegate alle tecniche operative.
Ma, poiché l’innovazione nei luoghi di lavoro trasferisce alle macchine sempre più lavoro umano e manuale, i compiti dei lavoratori evolvono ed hanno sempre più a che fare con la gestione dell’informazione e la comprensione di ciò che sta avvenendo. Ad esempio con la lettura dei segnali e con l’interfaccia uomo-macchina.
Per questo, le capacità logiche e di analisi, di decodificazione o di comprensione del proprio ruolo come il singolo punto di un insieme più ampio, necessariamente aumentano e si estendono», spiega il Presidente.
Importante è capire come attuare la formazione del futuro
Non è tanto, dunque, una questioni di contenuti, ma di obiettivi, di finalità e di qualità didattiche, ossia del come si fa la formazione:
«Quale obiettivo mi pongo oltre il fine di trasmettere una mera abilità tecnica, e come penso di riuscire a conseguirlo? Questa domanda è intrinseca ad ogni insegnamento, e vale anche per molta formazione a distanza che è nata, ancora di più rispetto a quella in presenza, con caratteristiche che definirei proprio addestrative.
Penso a buona parte dell’e-learning, o ai tanti tutorial, che sono molto utili soprattutto nel loro utilizzo flessibile di tempo e spazio, ma rimangono forme addestrative, poiché l’insegnamento che viene trasmesso in quella modalità è privo di orientamento. Più strumenti si hanno alla base della comprensione, e più si è in grado di cogliere le opportunità che arrivano da questa tipologia di informazioni.
La ricerca educativa e pedagogica sul e-learning sta andando proprio in questa direzione, al fine di capire come mantenere le caratteristiche della formazione personalizzata, cioè l’educazione delle capacità critiche, anche in quella standardizzata dell’e-learning».
La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione del futuro
Per il Presidente di Poliedra la scuola, in questo momento storico, non sta riuscendo in uno dei suoi scopi fondamentali, ossia quello di attenuare le differenze dovute alla nascita. Vi è infatti un grado di differenziazione interna troppo alto tra l’élite che esce dai Licei delle grandi città e chi frequenta, ad esempio, un Istituto Professionale in un quartiere periferico del Mezzogiorno.
Per ovviare al grande problema, il Presidente delinea due possibili strategie, come sviluppare la filiera dell’istruzione tecnica superiore e la formazione duale, in particolar modo l’apprendistato formativo come nel nord Europa.
«I ragazzi devono avere un contatto effettivo con il mondo del lavoro e intrecciare momenti di professione a quelli di formazione fin da subito. Questa idea apparentemente contrasta con il concetto di allargare le nozioni culturali di base, per cui sarebbe meglio che tutti stessero solo a scuola fino ai 18/20 anni.
Peccato che questa situazione, attualmente, produce disuguaglianze piuttosto che migliorare le opportunità di accesso al lavoro. Per i giovani il contatto con il lavoro significa molto, poiché è un momento che permette anche di riflettere sul valore dei saperi e delle competenze».
Guarda l’intervento di Luciano Capriolo sulla formazione del futuro del 18 marzo in Apprendimenti Futuri
Curiosità: chi è Luciano Capriolo
Fino agli anni ‘80 il Dottor Luciano Capriolo ha operato come docente presso un Centro di Formazione Professionale per l’Industria e, in seguito, con funzioni direttive presso l’assessorato alla formazione della Regione Piemonte.
Dal 1981 al 1989 ha ricoperto la funzione di Dirigente del sindacato Funzione Pubblica della C.G.I.L. Piemonte e dal 1990 al 1995 è stato Dirigente del Servizio Programmazione Attività Formative della Regione Piemonte.
Dal 1996 opera in Poliedra, Progetti Integrati Spa, in qualità di Direttore, e dal 2013 riveste la carica di Presidente. È da tempo referente per alcune Regioni per le attività di assistenza tecnica alla gestione del POR FSE e POR FESR 2014-2020 e per la Provincia di Torino e della Regione Piemonte, per il progetto di costruzione della rete regionale di rilevazione dei fabbisogni professionali delle imprese.
Coordina progetti che prevedono l’utilizzo di modalità formative non tradizionali e innovative per vari committenti quali il Ministero del Lavoro, la Regione Piemonte e la Regione Emilia-Romagna. È Referente di piano in numerosi progetti di formazione continua interaziendali finanziati da Fondimpresa.